Ve lo ricordate l’asilo, quando eravate voi ad andarci intendo.
Da due settimane il Paciocchino, che ormai tanto paciocco non è più si è lanciato nel fantasmagorico mondo dei bambini emancipati.
Eh già, i 3 anni sono scoccati nonostante i miei ripetuti tentativi di fermare il tempo e alla fine settembre è arrivato portando con sè l’inizio della scuola.
Beh, scuola…diciamo scuola materna, anzi ora si chiama scuola dell’infanzia ma ai tempi miei lo chiamavamo semplicemente ASILO. Anzi, per me era IL LASILO. Sono stata convinta per anni che si chiamasse “lasilo” tutto attaccato e scoprire la verità è stato uno shock, un po’ come quando ho scoperto che si chiamala “L’ospizio” e non “Lo Spizio” (che poi adesso nemmeno quello si chiama più così ma casa di riposo).
Comunque, dicevamo…Daniel ha iniziato l’asilo e io per convincermi che sarebbe riuscito a sopravvivere a questa nuova avventura mi ripetevo che ci siamo andati tutti, ci sono andata pure io ed era bello, mi divertivo, no?
E così mi sono messa a scavare nella memoria, cosa facevo io al lasilo?
La prima cosa che ricordo è un foglio di carta nero e delle matite bianche. Sul foglio c’era già disegnato un ombrello ma invece di essere dritto era storto perché c’era vento e noi dovevamo disegnare la pioggia che cadeva in obliquo contro l’ombrello.
La merendina nello zainetto era quasi sempre “il trancino”, lo faranno ancora?
Ricordo i disegni sulla carta con i contorni fatti a puntini da seguire facendo dei buchi con un ago finché il disegno non si staccava. C’era una maestra tanto buona e poi la maestra Letizia che era un po’ antipatica. Chissà perché mi ricordo solo il suo nome. In classe però c’era anche la figlia della maestra buona, che per questo motivo se la tirava tantissimo, tutta precisina sempre col cerchietto e il grembiulino pulito…io invece era tanto se avevo i capelli pettinati e del grembiulino meglio non parlarne.
Al lasilo ho conosciuto il mio attuale migliore amico, lo odiavo e una volta ci siamo riempiti di botte…ma tante…io ne sono uscita con un occhio nero che ci ha messo settimane a tornare del suo colore. Nemmeno lui era ridotto tanto bene però!
Avevo dei trucchi fantastici per disfarmi del cibo della mensa che mi faceva alquanto schifo…praticamente lo buttavo per terra ma mica vicino ai miei piedi, nooo lo lanciavo a destra e sinistra sotto il tavolo senza farmi vedere così poi davano la colpa ai poveri malcapitati vicino ai quali finiva. Altro truccone mitico era quello di aprire la parte sopra della rosetta che ci davano come pane, svuotarla della mollica e riempirla con tutto il cibo che non volevo mangiare, dopodiché rimettevo il “tappino” al suo posto e dicevo alle maestre di aver mangiato tutto tranne il pane. Non mi hanno mai beccata, infatti questo stratagemma ho continuato ad usarlo pure alle elementari.
Al Lasilo ci ritrovavamo in bagno a mostrarci che mutandine avevamo sotto i vestiti “guarda, io ho quelle con l’orsetto!” “sono più belle le mie che hanno il fiocco sul didietro!”.
Al mio lasilo c’erano bambini preparatissimi sull’anatomia umana e non vedevano l’ora di divulgare il loro sapere.
Lì ho avuto il mio primo fidanzato, Simone, la cosa è andata piu o meno così: un giorno mentre eravamo a giocare in giardino gli ho portato un fiorellino e gli ho detto che se si fidanzava con me glielo regalavo. Lui ha detto sì, era fatta!
Due giorni dopo si è fidanzato con un’altra e io pretendevo mi ridesse dietro il fiore, lui si rifiutava, ci siamo picchiati e ho vinto io, così alla fine è andato a coglierne un’altro e me l’ha dato, tiè.
Mi ricordo di una volta che sono riuscita a scappare dalla classe e uscendo fuori ho visto che mamma non c’era e mi sono arrabbiata tantissimo perché mi aveva detto che mi avrebbe aspettata lì fuori mentre ero a scuola e invece ho scoperto che non era vero! E infatti al Paciocchino dico che vado al supermercato a comprargli l’ovetto kinder per dopo :D
Vabbè che loro non hanno una classe fissa come ce l’avevo io ma se ne vanno in giro per i laboratori a fare cose fighe…però se dovesse per caso passare da quelle parti e non vedermi almeno non ci resta male.
E va beh, comunque l’avventura è iniziata, farà le sue esperienze di cui non verrò fatta partecipe, litigherà ed escogiterà i suoi trucchi furbetti. L’importante è che non si faccia la fidanzata. L’amore suo devo essere solo io!!! (Dai scherzo)
(anzi no.)
Io ricordo il disegno di una castagna e io dovevo colorare dentro senza uscire dal bordo….e poi ricordi orribili della suora che gestiva il mio lasilo.