Quando ho scritto i 7 consigli per crescere bambini felici nel punto 5 ho accennato all‘intelligenza emotiva.
Il metodo dell’educazione emotiva fonda le sue basi proprio sul concetto di intelligenza emotiva, questo è un approccio che aiuterà i genitori ad affrontare tutte le tappe dello sviluppo del proprio figlio a partire da quando si trova ancora nel pancione, passando per il parto, l’infanzia e l’adolscenza per arrivare infine all’età adulta…perché i figli non smettiamo mai di crescerli, nemmeno quando sono grandi e vanno a vivere lontano da noi. Per loro saremo per tutta la vita un punto di riferimento importante e il nostro comportamento influirà sempre, direttamente e indirettamente, sulle loro scelte e sulla loro vita.
Io in questo momento sto provando ad applicare questi principi per quanto riguarda il rapporto tra fratelli. Vorrei davvero favorire il più possibile il legame tra loro due facendo in modo che duri per tutta la vita!
Sentendo parlare gli altri si scopre che c’è chi è inseparabile dai propri fratelli, che non saprebbero cosa fare senza di loro…e poi ci sono quelli che con il proprio fratello o sorella non si guardano nemmeno in faccia, che hanno avuto da sempre un pessimo rapporto e che ne avrebbero fatto (e ne farebbero) completamente a meno.
Beh io non penso sia solo una questione di caso o fortuna se ci si ritrova nella condizione A o B, ma credo che l’influenza dei genitori sia il fattore determinante che porterà ad un risultato o ad un altro. Oh ma è sempre colpa nostra se le cose vanno male direte voi… eeehhmm…sì, io penso di sì, ma è pure merito nostro quando vanno bene!
Comunque dicevo, che sentendo il peso di questa responsabilità, mi sto documentando per evitare di fare errori troppo grossi (di non farne nemmeno uno nemmeno ci spero…anzi, non lo voglio…voglio essere libera di sbagliare, ma in piccolo ^^).
Io mi affido spesso più al mio istinto che alle teorie, ma in questo caso non ho esperienze personali da cui prendere spunto visto che io sono stata figlia unica per 12 anni quando poi è nata la mia sorellastra (anche se non mi piace questo termine e preferisco di gran lunga “sorella”) che però non ha mai vissuto con me perciò non ho idea di cosa significhi crescere insieme ad un fratello, i problemi di gelosia, doversi dividere le attenzioni dei genitori o come nasca quel rapporto di complicità unico che c’è spesso tra fratelli e sorelle…
Allora, ecco qui cos’ho scoperto nelle pagine di un libro che parla proprio dell’educazione emotiva, riguardo al rapporto tra fratelli.
Molte mamme e molti papà si chiedono come si possibile che i loro figli, pur condividendo gli stessi genitori e lo stesso ambiente di vita, possano essere così diversi: introverso l’uno, arrogante l’altro; calmo e tranquillo lui, sempre agitata e iperattiva lei.
Lo studio sulle differenze tra fratelli è iniziata quando si è superata a livello scientifico l’antica e inutile dicotomia tra influenze genetiche e influenze ambientali.
Oggi è ormai ampiamente dimostrato che non esiste nessuna prevalenza innatista, nessun codice genetico è in grado da solo di creare quello che siamo.
Lo hanno dimostrato le indagini condotte su gemelli monozigoti (stesso patrimonio genetico) separati alla nascita e vissuti in ambienti estremamente diversi che hanno infatti sviluppato personalità, attitudini e caratteristiche completamente diverse.In fondo anche i figli di una stessa famiglia subiscono, sia pur in modo meno rilevante, una separazione alla nascita: l’ordine di arrivo, l’atmosfera emotiva in quel momento particolare in cui si affaccia alla vita vostro figlio, il trattamento affettivo ed educativo diversamente e inconsapevolmente impartito, dedizione e aspettative diverse incidono sullo sviluppo della personalità di ogni singolo figlio.
In seguito insegnanti, scuola e gruppo di pari contribuiscono notevolmente a forgiare differenze più che a esaltare somiglianze.Tutti i genitori sanno che tra fratelli e sorelle esistono forti sentimenti di amore alternati a conflitti talvolta così violenti da sconcertare chiunque e vissuti di così intensa rivalità da sorprendere qualsiasi genitore: metti due fratelli in una stanza a giocare insieme e sai che di lì a poco dovrai correre a separarli.
La posta in gioco è il forte bisogno di affermazione e il desiderio di realizzarsi mantenendo la posizione di privilegio all’interno della famiglia.
La rivalità è inevitabile semplicemente perché esiste un legame; questa rivalità serve per affrontare con il fratello i primi conflutti e le prime frustrazioni, per confrontarsi, per provare le proprie forze e le proprie capacità; una vera palestra che, alla lunga, si dimostrerà davvero utile per affrontare ben altri conflitti a patto che i genitori si pongano come veri supervisori; autorevoli e rassicuranti
In gran parte dipende da voi mamme e papà l’evoluzione della relazione fraterna: il legame tra i vostri figli non si sviluppa da solo, in modo automatico, ma evolve in base al vostro stile educativo, al peso del vostro ruolo e ai vostri interventi.
Se i conflitti sono fisiologici, le potenzialità del legame fraterno sono comunque notevol: sta a voi favorire l’alleanza, migliorare la solidarietà, sviluppare la comprensione reciprova e la cooperazione.Gestire i litigi fra fratelli
Spesso i genitori dichiarano solennemente davanti ai figli di essere imparziali ed equi.
Benché si faccia di tutto per essere imparziali e giusti, i figli non si sentiranno mai trattati con equità poiché per loro “equità” non è sinonimo di “essere trattati allo stesso modo” ma vuol dire “essere appagati nei propri desideri”Ecco alcuni consigli:
- Lasciate che i vostri figli esprimano tra loro sentimenti di ambivalenza e gelosia senza spaventarvi; entro certi limiti è tutto normale
- Accettate la loro rabbia e i loro conflitti, permettendo loro di gestire autonomamente le tensioni intervenendo il meno possibile
- Cercate di dare all’inevitabile confronto tra i figli un riscontro positivo, affermando, per esempio: <<tu sai fare meglio questa cosa, mentre lui è più portato per quest’altra…>>
- Evitate di lodare troppo un figlio rispetto all’altro o di mostrarvi troppo affettuosi con uno a discapito del fratello
- Consentite il litigio verbale finché rimane nei limiti del rispetto reciproco
- Lasciateli discutere e confrontarsi senza interferire, senza prendere posizione, senza porvi né come poliziotti né come giudici
- Vietate la violenza fisica senza indugio (seve passare il messaggio che nella vostra casa non è ammessa alcuna forma di aggressività agita)
- Ascoltate le ragioni della lite e cercate du fare in modo che siano comunque i vostri figli a trovare le soluzioni più adatte, suggerendo anzichè imponendo.
- Evitate di dare maggiori privilegi e attenzioni al figlio che crea meno problemi poiché spesso è quello più “agitato” ad avere bisogno di essere approvato e rispecchiato
- Valorizzate le soluzioni positive che adottano e non sottolineate gli aspetti negativi dei loro litigi.
Ecco qui un tipico incontro all’ultimo cucchiaino, frequente a casa nostra!
Queste parti di testo (che in alcuni punti ho un po’ riadattato per fare un sunto) sono tratte dal libro “Nostro figlio“.
io ci sto provando ma devo ammettere che a volte è proprio difficile trattenersi e non agire.
So quanto i miei bimbi si amano e se lo dimostrano spesso in tanti modi, e io vorrei vederli sempre così! A farsi gentilezze e scambiarsi tenerezze… Quindi quando bisticciano mi viene spontaneo dir loro di smetterla, di andare d’accordo, di non litigare.
Ma poi pensandoci razionalmente so che non è possibile nè utile impedire gli scontri. Anzi a loro servono anche quelli per crescere!
E poi è davvero istruttivo vedere come passano dalle urla e la lotta al giocare di nuovo insieme e proteggersi come se niente fosse :)
E voi cosa ne pensate? Come vi ponete e cercate di influire positivamente nel rapporto che i vostri figli hanno tra di loro?