Come chiedere scusa ad un bambino

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L’altro giorno ho letto una frase molto bella:

“Si educa con ciò che si dice, più ancora con ciò che si fa ma ancor di più con ciò che si è”

Credo che questa frase riassuma meglio di quanto possano farlo dei mattoni di pedagogia e manuali del bravo genitore, in cosa consiste un’educazione efficace.
Perché è vero che i bambini ad un certo punto escono nel mondo e assimilano input da tutto ciò che li circonda…e così nostro figlio potrà tornare a casa da scuola con una parolaccia in più nel vocabolario o modi di fare presi in prestito dai suoi amici, ma quello che in realtà formerà davvero il suo modo di essere e che lo accompagnerà poi per tutta la vita, dipenderà esclusivamente da ciò che noi, il suo principale punto di riferimento, avremo saputo trasmettergli.
Ma per trasmettere qualcosa non basta dire… i bambini non imparano ciò che gli dici, imparano ciò che vedono, ma non sono stupidi e se ne accorgono se stiamo solo facendo la parte! Ecco perché, se davvero vogliamo ritrovare il loro certi atteggiamenti, dobbiamo prima di tutto farli nostri.
Questo comprende uno sforzo… ma d’altra parte, quanti ne chiediamo noi a loro?

Questa premessa è per raccontarvi di come ho insegnato a mio figlio a scusarsi, imparando a scusarmi. 
Tutto è nato da una riflessione interna. Non l’ho letto in un libro, nè l’ho sentito in qualche corso di psicologia, non so se possa valere per tutti… questa è semplicemente la mia esperienza personale:

chiedere scusa ad un bambino

Daniel è sempre stato un bambino piuttosto tranquillo, riflessivo, dolce…ma questo non vuol dire che non abbia fatto (e faccia) anche lui le sue belle marachelle! Niente di strano visto che è un bambino… quello che però per me non era giusto, era il fatto che dopo aver sbagliato non volesse ammettere l’errore. Piuttosto che chiedere scusa si andava a mettere da solo in castigo oppure, invece di soffermarsi su quello che aveva fatto, spostava il discorso su tutta una serie di cose che avevano fatto arrabbiare lui.
Avevo seguito tutte le famose “regole”: abbassarmi al suo livello, dirgli con voce ferma e calma dove aveva sbagliato ecc… Ma non funzionava.

Eppure io il buon esempio l’avevo sempre dato, infatti le volte in cui mi sono resa conto di aver avuto un comportamento sbagliato nei loro confronti mi sono sempre scusata..
Poi un giorno, dopo una sgridata esagerata (cosa che non approvo e non fa parte della mia linea, ma oh…a volte capita di sbroccare!) mi si è accesa la famosa lampadina.
Infatti, dopo aver capito di aver esagerato nel modo in cui l’avevo sgridato invece di limitarmi a chiedergli scusa ho detto qualcosa tipo “scusa se ti ho sgridato così ma tu mi hai fatto proprio arrabbiare facendo così e cosà!”… e ho capito che non era stato un caso isolato quel mio modo di scusarmi, ma la regola.

Le mie scuse erano sempre qualcosa tipo:

“sì ho detto una parolaccia, scusa ma tu hai fatto un milione di capricci…”
“scusa se ti ho schiacciato il piede, ma tu stai sempre in mezzo!”
“sì ho ad sbagliato ad urlare MA se tu non avessi…”

In pratica portavo ancora di più sotto inquisizione il suo comportamento e contemporaneamente giustificavo il mio. Quello che lui recepiva alla fine non erano vere scuse.

Dire “scusa se ti ho risposto male, ma tu mi hai fatto arrabbiare” non trasmette il messaggio che rispondere male sia sbagliato, ma che è una cosa accettabile nel caso qualcuno ti faccia arrabbiare.
Perciò c’era da stupirsi se anche lui, quando era nei panni di quello che ha sbagliato, invece di riuscire semplicemente chiedere scusa, continuasse a cercare motivazioni per giustificare il suo comportamento?
D’altra parte voi come vi sentite se vostro marito dopo una discussione in cui ha usato qualche parola di troppo vi dicesse “scusa se ti ho offesa, ma tu….”? Vi sentireste pronte a fare la pace o vi inca**ereste ancora di più? Io la seconda :D

Beh…Ora le mie scuse sono molto diverse.
Se sono consapevole di aver fatto qualcosa di sbagliato nei loro confronti chiedo scusa e basta. Mi prendo la responsabilità dei miei errori, non mi giustifico e non rinfaccio.

Certo, non voglio giustificare i miei sbagli, ma non voglio nemmeno che le mie scuse giustifichino i LORO comportamenti sbagliati.

Per fare questo basta impostare la frase in modo un po’ diverso, ad esempio:

“Mi sono arrabbiata quando hai picchiato tua sorella.
ma non dovevo trattarti in quel modo, scusa.”

Ma devo essere sincera, a volte non serve nemmeno sottolineare quale sia stato il comportamento che abbia fatto scattare la mia reazione… nel momento in cui, con calma, mi scuso…da parte sua arriva la presa di coscienza per quello che ha fatto.

Ah dimenticavo… da quando le mie scuse sono così, lo sono anche le sue :) non gliele devo nemmeno chiedere e Alyssa che sta imparando adesso, è partita direttamente con il piede giusto!
In pratica, sono diventata ciò che volevo vedere in lui…e lui si è “autoeducato” :D

Spero che la mia esperienza possa essere utile anche a qualcun altro nella stessa situazione! Fatemi sapere cosa ne pensate, e se provate a mettere in pratica questo metodo che risultati avete avuto!

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3 commenti

  1. Cavolo, che dito nella piaga che hai messo…è da un po’ che io e il “grande” (6 anni) abbiamo qualche scontro di troppo e, mi duole dirlo -e finora non l’ho ammesso mai con nessuno- ma sono proprio gli atteggiamenti che ha “preso” da me che non mi piacciono. Mi sforzerò di cambiare, spero di essere ancora in tempo. Ottimo post come spunto di riflessione!

    1. ops…mi dispiace per il dito nella piaga! Ma a 6 anni hai ancora tutto il tempo per cambiare tutto, magari non succederà dall’oggi al domani ma sono super sicura che di qualsiasi atteggiamento si tratti, riuscirai a rimediare! Per me una volta capito che il suo modo di fare era solo il riflesso del mio è stato facile cambiare, magari se me lo avessero imposto non ci sarei riuscita.
      In bocca al lupo!!

  2. Cara Silvia ti sono grata per avermi fatto scoprire questa piccola “rivoluzione”, che devo imparare a mettere in pratica con il mio bimbo di due anni, ma che trovo utilissima anche rispetto al rapporto con mio marito. I miei non mi chiedevano mai scusa, e neanche io so farlo, però serve. E questa analisi che hai fatto di te stessa trovo sia geniale. Grazie ancora.

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