Le alternative alle punizioni

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alternative alle punizioni silvia lonardo

Quando sono diventata mamma di una cosa ero sicura: non avrei usato sculacciate o punizioni fisiche di nessun genere. Il fatto che “esistono occasioni in cui la violenza è accettabile” o che “per farsi capire a volte è necessario alzare le mani” non erano concetti che volevo trasmettere e su questo non avevo dubbi.
Ero altrettanto sicura però anche di un’altra cosa, cioè che i bambini andassero comunque puniti, in qualche modo, nel modo “giusto”.
Dopo essermi informata’ ho deciso di seguire il “metodo tata Lucia” ovvero mandare il bambino a sedersi per tot minuti a “riflettere”, oppure gli toglievo o negavo qualcosa per un po’ di tempo…insomma di modi per punire senza picchiare ce ne sono tanti, ma saranno giusti?

In seguito a delle nuove letture e confronti, sto scoprendo che esisono metodi alternaviti e più efficaci di questi per educare, metodi che non implicano punizioni… anche se ogni tanto qualche reazione vecchio stile ci scappa (tanto poi basta chiedere scusa), posso dire con certezza che quando riesco ad applicare la nuova filosodia i risultati si vedono… e io mi sento molto meglio.
In ogni caso quello che mi dico sempre è “meglio sbagliare sapendo di aver sbagliato, che sbagliare pensando di aver fatto bene”….
Quindi anche se probabilmente non riuscirò a fare sempre la cosa giusta e a dire sempre la cosa giusta, sono felice di aver scoperto certe cose che, dopo averle provate, posso dire che funzionano davvero…quindi come sempre voglio condividerle con voi che mi leggete nella speranza che possano tornare utili anche a qualcun altro come lo sono state per me.

Quello che segue è in parte tratto e riadattato da alcuni passaggi del libro che sto leggendo, cioè come parlare perché i bambini ti ascoltino e come ascoltare perché ti parlino <- cliccando qui trovate un altro articolo che avevo scritto un po’ di tempo fa, con altri consigli presi sempre da questo libro.

vale la pena che un bambino impari piangendo quello che

Iniziamo: perché puniamo?

Per molti di noi il sarcasmo, le prediche, gli avvertimenti, dare degli appellativi e minacciare fanno parte del linguaggio a cui siamo stati abituati crescendo. Non è facile abbandonare quello che suona familiare.

Esercizio: Leggete questa scena e poi rispondete alle domande:

MADRE: Piantala di correre su e giù per il supermercato, voglio che tu stia vicino a me mentre facciamo la spesa.
Perché tocchi tutto?? Metti giù quelle banane! No, non le compriamo, ne abbiamo un sacco a casa… Piantala di schiacciare i pomodori! Ti avverto, se non mi dai retta vedrai che ti succede… Tira fuori le mani da lì ok?
Scelgo io il gelato… Stai correndo di nuovo. Vuoi proprio cadere?
Ok, adesso basta! Ma ti sei accorto che stavi per far cadere quella signora anziana? Adesso la paghi. Non avrai nemmeno un cucchiaino di questo gelato, stasera. Forse così imparerai a non comportarti come un animale allo stato brado.

Domande:

1) Cosa ha portato il genitore a punire il figlio?
2) Secondo voi quali potrebbero essere i sentimenti del bambino punito?

L’autore del libro racconta poi cosa avveniva durante dei seminari fatti insieme a dei genitori a cui domandava “perché puniamo?”
Le risposte dei genitori:comprendevano frasi come:
” Se non li punisci, i ragazzi potrebbero pensare di farla franca anche con l’omicidio”
“A volte non so che altro fare”
” Se non lo punisco, in che modo mio figlio potrà imparare che ciò che ha fatto è sbagliato e che non deve farlo più?”
” Punisco mio figlio perché non capisce nient’altro”

Poi, quando ha chiesto ai genitori di ricordare cosa provassero quando venivano puniti da piccoli, queste le risposte (provate a ricorcare anche voi cosa pensavate in quelle occasioni):
“Odiavo mia madre, pensavo ‘è una vera stronza’ e poi mi sentivo molto in colpa”
“Pensavo ‘ Mio padre ha ragione, sono cattivo, merito di essere punito”
” Fantasticavo di ammalarmi gravemente, così allora si sarebbero dispiaciuti per quello che avevano fatto”
” Ricordo che pensavo: sono davvero cattivi, gliela farò pagare. Lo farò di nuovo, ma la prossima volta non mi beccheranno”.

King_Triton_destroying_Ariel's_treasures

(D’altra parte come reagisce Ariel alla punizione di Re Tritone? Impara la lezione e resta in acqua?)

Più questi genitori parlavano e più aumentava in loro la consapevolezza che la punizione può portare a sentimenti di odio, vendetta, sfida, colpa, sensazione di non valere nulla e autocommiserazionde.
Allo stesso tempo le preoccupazioni restavano:
<<Ma se smetto di punire, non darò troppo potere ai miei figli?>>
<<Ho paura di perdere l’ultimo metodo di controllo che mi resta e di non avere più autorità”

Esiste un punto, un limite, in cui è giusto punire un bambino che ti ignora o ti sfida? Non dovrebbero esserci delle conseguenze per un bambino che si compota male?
La risposta è che: il bambino dovrebbe sperimentare le conseguenze del suo comportamento scorretto, ma non la punizione.
Le punizioni non funzionano, sono solo una distrazione: invece di sentirsi dispiaciuto per ciò che ha fatto e di pensare a come rimediare, il bambino si perde in fantasia di vendetta.
In altre parole, punendo il bambino lo priviamo dell’importantissima elaborazione interiore che lo porta ad affrontare il proprio comportamento sbagliato.

Ma la domanda da un milione di dollari è questa:

Che cosa posso fare invece di punire?

Ripensate un attimo alla scena di prima e riflettete su come la madre al supermercato avrebbe potuto gestire la situazione senza ricorrere alla punizione. Quali altre possibilità ci sono per gestire un bambino al supermercato?

Continuate a leggere solo se avete risposto da soli alla domanda.

Ora ecco alcune possibili risposte:
1) Madre e figlio potrebbero fare delle prove a casa in un finto negozio attrezzato come una scena teatrale. Mentre recitano e giocano insieme la mamma può ribadire i punti più delicati del comportamento corretto al supermercato
2) Potrebbero scrivere insieme un libretto, con dei disegni, intitolato “Marco va al supermercato”. Il libretto potrebbe comprendere le responsabilità del bambino come membro attivo del team preposto alle compere.
3) Il bambino potrebbe preparare insieme alla mamma una lista (scritta o disegnata) delle cose da acquistare che sarà suo compito trovare e mettere nel carrello.

Come noterete quasi tutti i comportamenti mettono l’accento sulla prevenzione (voi cosa avevate pensato? scrivetelo nei commenti!).
Sarebbe bellissimo se riuscissimo sempre a prevenire i problemi, ma per quando non disponiamo nè di lungimiranza nè di energia ecco alcune alternative alle punizioni che possono essere utilizzate al momento:

– Far notare un modo per essere d’aiuto
– Esprimere forte disapprovazione senza attaccare il carattere del bambino
– Dichiarare le vostre aspettative
– Mostrare al bambino come riparare
– Proporre un’alternativa
– Agire
– Lasciare che il bambino sperimenti le conseguenze del suo comportamento sbagliato.

le alternative alle punizioni cose da mamme copiaImmagine tratta dal libro “Come parlare perché i bambini ti ascoltino e come ascoltare perché ti parlino”

Cercare una via di mezzo

Un altro metodo efficace da applicare ai casi in cui il bambino continua a ripetere imperterrito lo stesso comportamento sbagliato nonostante tutte le volte che glielo abbiamo detto è quello di fare insieme una lista delle possibili soluzioni.
Sulla lista si scriveranno le idee di entrambi (genitore e figlio) anche quelle più assurde e che all’altro potrebbero non piacere affatto.
Una volta finito di scrivere, genitore e figlio inizieranno a cancellare le proposte che non vanno bene e alla fine si potrà arrivare ad una soluzione che potrà risultare un compromesso tra le proposte di entrambi.

Non sembra poi così difficile vero? Ma lo è. E la parte più dura non è imparare i diversi passaggi, con un po’ di impegno ci si può arrivare. Il difficile è il cambiamento di passo nel nostro atteggiamento. Dobbiamo smettere di pensare al bambino come ad un problema.
Dobbiamo abbandonare l’idea che, essendo adulti, abbiamo la verità in tasca.
Dobbiamo smettere di preoccuparci che se non saremo abbastanza “duri” il bambino se ne approfitterà.
Richiede un grande atto di fede credere che se ci prendiamo il tempo per metterci seduti tranquilli a condividere i nostri veri sentimenti con un bambino, e ad ascoltare i suoi sentimenti, insieme troveremo delle soluzioni che andranno bene a entrambi.

C’è un messaggio importante insito in questo approccio:
“In caso di conflitto tra di noi, non dobbiamo più mobilitare le nostre forze l’uno contro l’altro, e preoccuparci di chi ne uscirà vincitore e di chi subirà la sconfitta. Invece, possiamo impiegare la nostra energia per cercare soluzioni che rispettino le necessità di entrambi come individui”

Stiamo insegnando ai nostri figli che non devono essere necessariamente le nostre vittime o i nostri nemici. Stiamo fornendo loro gli strumenti che li renderanno capaci di essere partecipanti attivi nella risoluzione dei problemi che si trovano davanti adesso, mentre sono ancora a casa, e che li aspettano nel mondo difficile e complesso che li aspetta.

Lodare non significa dire sempre “bravo”

Il capitolo è ancora molto lungo e non riuscirei a riassumerlo o riportarlo tutto… l’argomento sulle alternative alle punizioni viene poi affrontato di nuovo anche nel capitolo successivo intitolato “elogio alle lodi.”
In questo capitolo viene mostrato come il fatto di sottolineare i comportamenti corretti e responsabili sia un incentivo molto migliore rispetto al punire i comportamenti sbagliati.
E con il “lodare” non si intende dire continuamente “bravo bravo bravo”, ma semplicemente sottolineare descrivendo a parole la situazione positiva che abbiamo di fronte.
Ad esempio “vedo un bambino che ha riordinato da solo tutta la sua cameretta!” o “Ti ho chiesto di lavarti i denti e di metterti il pigiama e tu l’hai fatto!”

Oggi ad esempio ho avuto l’occasione di usare la lode in un momento in cui normalmente avrei sgridato.
Mentre io stavo cucinando, Daniel è andato in bagno e ha iniziato a lavarsi…io gli ho detto di fare attenzione con l’acqua ma ovviamente ha bagnato per terra, si è bagnato i pantaloni e pure i calzini.
io ero presa dalle mie cose e non avevo proprio tempo per andarlo a cambiare, normalmente avrei reagito dicendogli “te l’avevo detto di non bagnarti! Ma perché ti metti a fare queste cose sempre mentre io ho da fare? Ora sbrigati vieni di là che ti cambio, uff…!”
Invece gli ho detto solo “ti sei bagnato? va beh non fa niente però è bello che sei andato a lavarti da solo! Mi piace quando prendi l’iniziativa”.
Lui allora senza dire niente è andato in cameretta e si è cambiato da solo i vestiti bagnati con quelli puliti e poi è venuto da me a farmi vedere e così gli ho detto “ti eri bagnato…ma sei anche andato a cambiarti, hai risolto da solo il problema!”

Lui era orgoglioso, io non mi sono stressata e sono sicura che la prossima volta starà più attento!

Riguardo a questo argomento ho ancora molto da approfondire, questi spunti però sono stati il punto di partenza su cui ho iniziato a lavorare e riflettere.
Se vi sembra un argomento interessante e questo articolo vi è piaciuto, fatemelo sapere nei commenti, in tal caso condividerò anche le mie prossime scoperte, esperienze, idee, conferme o smentite. 

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7 commenti

  1. Bellissimi articolo! Sto arrivando alle stesse conclusioni dopo aver letto un autore di nome Gordon, che punta tutto sulla MOTIVAZIONE. Wow, dopo averle provate tutte – sono mamma di un bambino che non sta mai fermo, ma proprio mai…. – ho iniziato a parlare con mio figlio, a trovare soluzioni, a cercare nuove modalità. E funziona! ok, non sempre sempre. E ogni tanto scappa l'urlo (eh sono stanca anche io ogni tanto) però funziona.

  2. Bellissimi articolo! Sto arrivando alle stesse conclusioni dopo aver letto un autore di nome Gordon, che punta tutto sulla MOTIVAZIONE. Wow, dopo averle provate tutte – sono mamma di un bambino che non sta mai fermo, ma proprio mai…. – ho iniziato a parlare con mio figlio, a trovare soluzioni, a cercare nuove modalità. E funziona! ok, non sempre sempre. E ogni tanto scappa l'urlo (eh sono stanca anche io ogni tanto) però funziona.

  3. Io penso che l'urlo (ma pure il "basta adesso il gelato non te lo compro più!") scapperà sempre… ma un conto è quando "scappa" un conto quando è "la regola", perché pensiamo che sia quello il metodo corretto da applicare ^^

  4. Io penso che l'urlo (ma pure il "basta adesso il gelato non te lo compro più!") scapperà sempre… ma un conto è quando "scappa" un conto quando è "la regola", perché pensiamo che sia quello il metodo corretto da applicare ^^

  5. Questo post per me è molto interessante. Ho letto tanto, sperimentato, sbagliato, ho corretto, sbagliato di nuovo.. Vengo da metodi educativi molto discutibili, quel che mi hanno trasmesso ho sempre pensato di non adottarlo con i miei bimbi.. ma ho sbagliato. Certi comportamenti sono molto radicati, difficili da cambiare, talvolta manca la pazienza, altre volte non si sa bene come fare e si sceglie la via più breve.

  6. Questo post per me è molto interessante. Ho letto tanto, sperimentato, sbagliato, ho corretto, sbagliato di nuovo.. Vengo da metodi educativi molto discutibili, quel che mi hanno trasmesso ho sempre pensato di non adottarlo con i miei bimbi.. ma ho sbagliato. Certi comportamenti sono molto radicati, difficili da cambiare, talvolta manca la pazienza, altre volte non si sa bene come fare e si sceglie la via più breve.

  7. Articolo davvero utile e interessante. Anche io inizialmente ho tentato e letto di tutto, da Tata Lucia a Asha Phillips, ed ero soddisfatta perché con il primo funzionava magicamente tutto e filava tutto liscio…poi è arrivata la Juni Peperina che mi ha letteralmente mandata fuori dai binari! Con lei ho dovuto fare un mix dei vari insegnamenti e, complice anche la stanchezza di averne due, c’è stato un momento in cui ho pensato “è inutile, meglio che mi metta a urlare e minacciare come facevano i miei, in fondo non son venuta su così male, no?!?”. Per fortuna “maritochan” mi ha supportata e spronata ad avere pazienza e a non mollare e alla fine ho capito che la cosa più importante da ricordare sempre è “mantenere la calma” ed essere “costanti e coerenti”. Non è facile ma se si riesce fila tutto liscio. Appunto, se si riesce. ;)

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