Il mio figlio più grande ha 6 anni… quindi la fase dell’adolescenza è ancora abbastanza lontana a casa nostra, ma i bambini di oggi crescono in fretta e nonostante sia ancora tanto bimbo, ogni tanto mi capita di intravedere alcuni atteggiamenti che mi ricordano che non sarà il cucciolo di mamma ancora per molto.
Lui ha un linguaggio estremamente ricco e maturo e quando parlo con lui a volte mi dimentico di avere davanti un bambino di 6 anni che ancora crede a Babbo Natale.
Riesce ad esprimere concetti elaborati, si pone molte domande, controbatte con una logica inoppugnabile e fatica ad accettare imposizioni senza che ne capisca e condivida le motivazioni. E proprio come un adolescente… spesso è convinto di sapere già tutto e se ti metti accanto a lui ad insegnargli qualcosa inizia a sbuffare perché lui “lo sa già”.
Insomma, è ancora il mio piccoletto che la sera si mette nel lettone a leggere insieme Geronimo Stilton e che non vede l’ora di giocare con me e di farsi coccolare…. ma è anche un ragazzino con la sua personalità già ben delineata, forte, sicuro di sè…. e quando arriverà il giorno in cui passerà da bambino ad adolescente, io ci terrei davvero tanto a non perdere il bel rapporto che ho con lui a causa della famose “crisi adolescenziale.”
Per questo ho iniziato a leggere e informarmi su questa tappa della crescita, sperando di trovare qualche buon consiglio da poter iniziare ad applicare subito, senza aspettare che il problema si presenti, insomma… vorrei tanto riuscire a prevenire per non dover curare!
Su “Smettila di reprimere tuo figlio“, un libro che ho da oltre un anno e su cui ho in passato trovato ottimi spunti (pur non condividendone per niente altri, in particolare quelli sulla salute) ho trovato il capitolo che mi interessava. Secondo questo libro, la crisi adolescenziale non esiste…è una bufala.
Vi riporto alcuni estratti:
LA CRISI ADOLESCENZIALE E’ UNA BUFALA
Ovvero, non è fisiologica e i ragazzi potrebbero serenamente non dover attraversare quell’odioso “sturm und drang” che oggi invece pare essere una fase di routine, come l’influenza almeno una volta l’anno, come le pulizie di Pasqua, come “la vita è dura” e altri motivetti. Eppure oggi, soprattutto qui in occidente, la ribellione adolescenziale c’è.
“Adolescenti” e genitori ci devono fare i conti.
Cosa fare quando l’adolescenza è ribelle? Cosa fare quando gli adolescenti si chiudono in se stessi e non comunicano (perlomeno a parole…) e quando la distanza tra noi e loro sembra insormontabile?
Oggi si parla di “mondo degli adolescenti”, quasi fosse un mondo aparte, qualcosa di esterno, di estraneo, sconosciuto. Forse perché la forza dirompente di questi anni di tuono spaventa, disarma, fa paura, non si hanno gli strumenti per affrontarla, per comprenderla.
Che cos’è poi l’adolescenza, quest’età di mezzo dove non si è più bambini ma neppure adulti, dove è vivo il desiderio di uscire dal nido ma allo stesso tempo l’esposizione fa paura, e da qui divampano la ribellione, i conflitti oppure la chiusura e l’indifferenza? Questo è il quadro che dipingono le famiglie, gli esperti, i massmedia.
È innegabile che nella realtà si vivano il conflitto generazionale e il malessere sia da parte dei ragazzi, sia da parte dei genitori.
Questo conflitto e questo malessere sono proprio necessari?
Innanzitutto può essere che l’adolescente si ribelli a forza di non essere accolto nei suoi bisogni, o di non essere accettato per quello che è, e si isoli, rassegnato al fatto di non essere ascoltato? Sì, può essere.
Entrambe le reazioni non sono generazionali ma individuali, non appartengono a un’età critica, ma a una criticità propria dell’individuo, che vive un malessere profondo, dato dall’impossibilità di essere compreso, dall’impossibilità di sentirsi libero nell’espressione di sé. Da parte dell’ambiente esterno difficilmente arriva la comprensione vera. Perché? Di certo non perché mamma e papà sono all’antica, sono lontani anni luce, sono rigidi, ecc…Nessuno ci ha insegnato come crescere un figlio sereno e felice!
E può essere allora che mamma e papà non conoscano il linguaggio del proprio figlio?
Può essere che si approccino a lui anteponendo dei pregiudizi, delle forme preconcette su come il loro ragazzo deve ESSERE e su come il loro ragazzo si deve COMPORTARE, che inconsciamente credano che la strada calcata e già percorsa da loro sia quella più giusta?
Può essere che siamo stati cresciuti a nostra volta in questo modo, non siamo stati rispettati e ora riproponiamo gli stessi schemi con i nostri figli perché non sappiamo fare altro? Per questo non possiamo attribuire nessuna colpa, né ai genitori, né ai nonni, né ai trisavoli. Perché in fondo nessuno ti ha insegnato come gestire l’adolescenza e come accompagnare tuo figlio verso la sua maturità.
Nessuno ti ha insegnato come avviene la crescita e quali sono le leggi che la governano.
COSA FARE NELLA PRATICA
- Evita di forzarlo nel seguire la strada che tu vorresti per lui
- Cambia punto di vista, allarga i tuoi orizzonti e chiedigli cosa vuole fare, cosa lo rende felice.
- Accompagnalo e sostienilo, affinché possa realizzare i suoi desideri
Nell’amore senza etichette i ragazzi non si ribellano, anzi, sull’esempio dell’adulto che stimano, seguendo inizialmente le sue orme, prendono il via per percorrere il loro cammino, senza doversi omologare a quello di molti e senza doversi sentire per forza legati a un percordo che non è il loro.
L’adolescenza è un’età oscura solo per chi non la vuol vedere.
E’ rumorosa solo per chi non la vuol sentire.
E’ ribelle solo per chi si chiude nel giudizio.L’adolescenza non è “l’adolescenza”. L’adolescenza è il singolo individuo, ognuno con i propri talenti, le proprie passioni, le proprie debolezze, il proprio fiore che deve sbocciare per essere donato al mondo.
Verità assoluta o no…mi sembrano degli spunti giusti da cui partire. Razionalmente poi lo so, mi ricordo com’è stato per me.
Quello che mi chiedo è: da mamma riuscirò a saper mettere in pratica la teoria?
Speriamo bene :)