Più o meno verso Natale ho finalmente visto anch’io il film di Cenerentola, l’ultimo uscito quello della Disney.
Va bene, direte, ma il film è uscito 2 anni fa e tu ti svegli adesso?
E certo. A me mica piace parlare delle cose quando va di moda! :P
Quando uscì ne parlò praticamente chiunque e giravano continuamente articoli a proposito pieni di elogi alla gentilezza, che a quanto pare è la morale del film.
Dico “a quanto pare” perchè sinceramente a me non è parso per niente.
Attenzione, non è un brutto film anzi… devo dire che mi è piaciuto, è girato bene ed era molto fedele alla versione a cartone animato Disney e poi il vestito è WOW.
Ma un conto è prenderlo come la versione cinematografica della fiaba che è, un bel remake di una storia che è andata come è andata.
Un altro è elevarlo a esempio da seguire. A modello di vita.
Durante il film i protagonisti ripetono continuamente la frase “sii gentile ed abbi coraggio”.
Sarà che lo ripetono circa 26584 volte durante il film come se fosse chissà che rivelazione, che ti viene proprio da dire “ho capitooo! La morale è questa, non sono scema. Ma mobbastaveramenteperó, ditemi anche qualcos’altro!”
Ma soprattutto: se essere gentile vuol dire succube e per coraggio si intende la botta di culo di incontrare la fata, anche no!
Insomma, la frase ad effetto “sii gentile ed abbi coraggio” è effettivamente un giusto insegnamento da dare ai nostri figli… gentilezza è coraggio sono delle virtù positive!
Peccato che non abbiano nulla a che vedere con le vicende di Cenerentola!
Cenerentola non è gentile, è sottomessa. Non prova a scappare ma nemmeno tenta di portare sulla giusta strada sorellastre e matrigna.
Accetta la sua condizione, i soprusi, le violenze fisiche e psicologiche, si accontenta delle briciole, in attesa che qualcosa cambi, ma senza fare niente per farle cambiare.
Cenerentola non ha nemmeno coraggio. Non ha il coraggio di affrontare la sua famiglia ma nemmeno di affrontare il principe, nonostante questo le avesse fatto chiaramente capire di essere attratto da lei. Infatti allo scoccare della mezzanotte non ha il coraggio di restare lì con il principe, mostrandogli il suo vero aspetto, ma scappa a gambe levate come se fosse in pericolo di morte (oh, al massimo ti vedeva vestita male figlia mia!)
Va bene la morale che “i buoni alla fine vincono e i cattivi restano fregati (nemmeno tanto poi, visto che scappano col granduca!) ma non si può negare che NULLA arriva a Cenerentola per merito, ma solo per magia e fortuna.
Ripeto, questo non rende la storia brutta. I film e i libri possono essere belli anche quando non hanno niente da insegnarti. A me ad esempio piace molto Breaking Bad, ma non vuol dire che tra le mie aspirazioni debba esserci quella di diventare una boss della droga.
Ecco, Cenerentola è come Breaking Bad. Da guardare ma non da imitare :D
Se invece devo trovare un modello femminile a cui auguro a mia figlia di ispirarsi, certamente sceglierei Matilda.
Matilda di Roald Dahl è stato uno dei primissimi libri che ho letto da bambina e uno dei pochi di cui mi è piaciuta tanto anche la trasposizione cinematografica del 1996 che credo abbiano visto tutti (“Matilda sei mitica”)
Anche qui c’è di mezzo la magia, ma in questo caso ha un ruolo molto marginale. Matilda non è speciale perchè magica, lei è speciale perché è intelligente, curiosa, perchè pensa con la sua testa.
La magia è qualcosa che arriva dopo, messa lì per far sognare ancora di più i bambini, ma che potrebbe anche non esserci ai fini della storia.
Matilda è gentile e rispettosa, ma lo è anche nei confronti di se stessa.
Lei capisce che quello che le viene fatto non è giusto e non sta lì ferma ad aspettare che qualcuno la salvi. Lei si salva da sola. O per lo meno, da sola compie i passi fondamentali per arrivare alle persone che potranno aiutarla.
Lo fa attraverso la cultura, la fantasia e infine le azioni.
“Piccola com’era, l’unico potere che Matilde fosse in grado di esercitare sui membri della sua famiglia era quello dell’intelligenza; grazie a essa poteva batterli tutti.”
Il bello di questa storia è che insegna ai bambini che possono tagliar fuori dalle loro vite le persone nocive, velenose.
E che non sei mai tenuto a subire impassibile le ingiustizie che vengono fatte a te o agli altri (Matilda aiuta anche la sua maestra, che è in una situazione simile alla sua)
I genitori di Matilda erano delle persone pessime e al contrario delle solite storie il cui messaggio finale è “bisogna capire e accettare gli altri, a prescindere da come essi siano” ma lei non si rassegna alla famiglia che le è capitata, ma trova il modo di uscirne e di costruire per se stessa una nuova famiglia, formata da persone intelligenti e gentili, che la rispettano e che la meritano.
I bambini hanno bisogno di messaggi come questo. Hanno bisogno di capire che non bisogna MAI accettare di subire violenze e umiliazioni, nemmeno se vengono dall’autorità (come la preside Trinciabue) e nemmeno se vengono dalla propria famiglia.
E che c’è sempre, sempre, una via d’uscita. E che le cose possono andare meglio.
Difficilmente, quando leggo un articolo, mi capita di condividerne ogni parola. Ecco, stavolta è capitato. Grazie!
Bello, bello davvero ciò che hai scritto.
grazie.
Monica