Quante volte ci siamo chieste “Chissà se i bambini piccoli sognano?”… la risposta è si! E tra l’altro lo fanno fin dalla primissima infanzia.
Non essendo in grado però di esprimersi e raccontare cosa hanno visto durante la notte fondamentale è da parte del genitore osservare con attenzione lo stato d’animo del bambino al risveglio per poter capire con empatia e sensazioni se è stata una notte di “sogni d’oro” o di “incubi”.
La complessità del sogno cresce insieme al bambino stesso, questo perchè innanzitutto le immagini devono essere comprese in primis dal sognatore, perciò inizialmente i sogni ricorrenti dei piccini saranno rappresentazioni di breve durata di ciò che succede nel momento della veglia, cosa decisamente diversa dai sogni dell’adulto.
Verso i 2 anni e mezzo i bambini sviluppano maggiormente il linguaggio ed iniziano ad essere in grado di raccontarci i sogni fatti.
Dovrebbe essere un’abitudine quotidiana quella di condividere i sogni della notte, mezzo importante per comprendere a livello psicologico tanti stati d’animo che magari non riescono ad esprimere in altro modo.
Nei più piccini spesso il racconto del sogno si intreccia poi con la fantasia e non sempre perciò rappresentano resoconti di ciò che realmente hanno vissuto mentre dormivano, ma sono comunque storie di alto interesse visto che di loro interpretazione.
La partecipazione personale nei racconti dei primi sogni è molto scarsa, solitamente ci sono animali e contenuti statici, scene di vita quotidiana dell’ambito familiare e scolastico; solo con la crescita aumenta la complessità del sogno che appunto va di pari passo allo sviluppo cognitivo.
Nei più piccolini la notte è lo specchio della giornata perciò è importante soprattutto prima della nanna non creare tensioni, malumori e leggere storie paurose che potrebbero fargli fare degli incubi.
E’ bene creare situazioni e routine di benessere come un dolce massaggino dopo un bagnetto caldo, le coccole, una fiaba a lieto fine e della musica dolce.
Se l’adulto si accorge che la notte è comunque disturbata da incubi ricorrenti non deve sottovalutare questo aspetto anzi, deve aiutare il bambino, senza nè sminuirlo nè spaventarlo, ad esternare e rappresentare lo stato di malessere. Chiediamogli di disegnarlo, e magari a lavoro finito distruggiamo in mille pezzettini o bruciamo il mostro che non lo abbandona durante la notte a dimostrazione che l’abbiamo sconfitto e che non ha più motivo di fare quell’incubo.
Solo dai 5/7 anni i sogni dei bambini si avvicinano a quelli degli adulti per complessità e durata, in questa fase il sognatore diventa anche protagonista e inizia a rivivere e portare alla luce emozioni in forma simbolica.
L’emotività e i sentimenti provati spesso sono a carico di personaggi fantastici e anche emozioni di paura o rabbia vengono vissute in modo anche piacevole che non va a disturbare nella complessità il sonno.
Dagli 8 anni e fin oltre l’adolescenza troviamo sempre principalmente fatti vissuti negli ambienti che frequentano maggiormente come casa, scuola e sport ma non con rappresentazioni fedeli alla realtà piuttosto con rielabolazioni complesse, proiezioni e simbolismi sempre di più difficile interpretazione.
E’ importante per tutte le età dei nostri figli rendere la notte e i sogni un momento della giornata piacevole proprio perchè necessaria alla vita sia da un punto di vista fisico che di sviluppo cognitivo.
Ricordarli a volte è difficile.