Ieri ho pubblicato su instagram questa foto con la seguente descrizione: “In questa foto ci sono tre storie, due ve le racconto domani…la terza non la conosce nessuno.”
Perciò come promesso, eccomi qui a svelare l’arcano!
L’orsacchiotto che Alyssa sta stringendo tra le braccia è Chicco, l’orsetto con cui dormivo io da bambina e col quale ho continuato a dormire per un bel po’ di anni anche dopo aver smesso di essere una bambina (almeno all’esterno!).
Lo tenevo al sicuro dentro l’armadio, lontano soprattutto dal cane che quando era cucciolo, prendendolo per un suo giocattolo, ha iniziato a morderlo strappandogli via gli occhi (prima o poi troverò il modo di rimettergliene un paio) ma anche dai bambini.
E’ praticamente l’unica cosa legata alla mia infanzia di cui sono gelosa e con cui non solo non li ho mai fatti giocare, ma nemmeno gliel’avevo mai fatto vedere!
Comunque ieri dopo aver letto una fiaba che parlava dei pupazzi con cui dormono i bambini, ho pensato di mostrarglielo, spiegando loro quanto per me fosse importante.
Subito hanno iniziato ad abbracciarlo, baciarlo e coccolarlo. “Non fa niente se non ha gli occhi mamma, è bello lo stesso! E poi un po’ è come se ce li avesse…” ha detto Daniel.
Quindi…la prima storia che c’è in questa foto, è l’infanzia dei miei figli, che sto vivendo in questo momento giorno per giorno e che ora anche Chicco ha potto toccare,
La seconda storia è quella della mia infanzia, che mi torna subito in mente nitida guardando il mio orsacchiotto, che mi ha accompagnato e protetto per tanti tanti anni.
Ma c’è una terza storia, una storia che non conoscerò mai… una storia che rappresenta “il mistero dell’orsacchiotto”.
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Vi ho incuriosito un po’?? Beh, ora vi spiego.
Chicco non viene da un negozio di giocattoli. Non è stato un acquisto nè un regalo.
Chicco è un trovatello, anzi un superstite :D
Un giorno passeggiando insieme a mia nonna, vedo questo peluche sulla cima di un cassonetto. Uno di quelli cassonetti grossi che stanno sul marciapiede e che a Roma sono sempre strapieni.
Mi faceva pena e ho pregato mia nonna di salvarlo. Così lo abbiamo portato a casa, l’ho lavato per bene e da quel momento non ci siamo più separati.
Me lo portavo in viaggio, ovunque…e lo rassicuravo sul fatto che non sarebbe mai più stato abbandonato, allo stesso tempo sapevo che lui, grato per il fatto che lo avessi salvato, mi sarebbe stato per sempre fedele.
Un pensiero però ogni tanto mi veniva: chissà a chi era appartenuto e che “vita” avesse fatto quell’orsacchiotto prima di arrivare a me? Quanti anni aveva? Era stato il fedele orsetto di un bambino per molti anni o era rimasto tutto il tempo su una mensola a prendere polvere senza che nessuno ci avesse mai giocato? Lo aveva buttato il bambino stesso ormai diventato adulto?
Quante volte ho sognato che iniziasse a parlare per raccontarmi il suo passato e tante volte ho provato ad immaginarmelo o inventarmelo, ma alla fine ho dovuto accettare il fatto che non lo avrei mai saputo…. e in fondo, è anche questo a renderlo così interessante :)
Anche io ho un paio di giocattoli salvati così…