Spasmi respiratori affettivi nei bambini: cosa sono, cosa fare

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Noi mamme e papà sentiamo parlare, davvero molto spesso, dei cosiddetti spasmi respiratori affettivi o più semplicemente spasmi affettivi. Il nome per esteso sembra piuttosto inquietante e lascia presagire qualcosa di pericoloso, ma vogliamo immediatamente rassicurare le mamme alla lettura dicendo che così non è. Gli spasmi affettivi sono una manifestazione tipica dell’età pediatrica che nella stragrande maggioranza dei casi (quasi la totalità) è priva di conseguenze.

COME SI PRESENTANO GLI SPASMI AFFETTIVI

Cerchiamo di entrare nel dettaglio e capire davvero cosa sia e come si presenti uno spasmo respiratorio affettivo: quando un bambino riceve un improvviso calo di attenzione da parte dei genitori, venendo non di rado posto di fronte a una privazione, ad esempio di un suo caro giocattolo, reagisce con un pianto irrefrenabile che spesso può sfociare in un mancato controllo della respirazione, che a sua volta può interrompersi brevemente. Spesso, la sospensione degli atti respiratori non è strettamente voluta dal bambino ma rappresenta un riflesso condizionato dalla voglia di gridare tutta la propria disapprovazione e malcontento .

Successivamente a una prima fase in cui, come detto, i bambini sembrano presi dall’ isteria, giunge la fase dell’ apnea durante la quale il colorito del volto può passa rapidamente da pallido a blu prima di ritornare al pianto; la sospensione del respiro, di solito, si aggira attorno ai 30 secondi (45 in casi limite), quando invece l’apnea si prolunghi oltre i 60 secondi, generalmente, il bambino sviene sperimentando un attacco definito atonico.
L’attacco tonico, invece, non prevede alcuna perdita di coscienza e viene definito tale proprio per la vigorosa contrazione di tutti i distretti muscolari del corpo dell’infante.
Esistono anche ulteriori classificazioni che distinguerebbero gli spasmi affettivi in base all’eziologia, tuttavia queste ulteriori distinzioni potrebbero confondere i genitori poco preparati in materia medica e magari destare preoccupazioni superflue, per questo, qualora voleste approfondire liberamente l’argomento vi consigliamo di consultare un manuale medico per professionisti, magari seguiti dal vostro medico o pediatra: potrete farlo qui .

QUALI BAMBINI SPERIMENTANO GLI SPASMI AFFETTIVI

La maggior parte degli attacchi si verificano in bambini facilmente irritabili generalmente dopo che una routine venga bruscamente interrotta: ad esempio quando vengano privati della visione di un cartone che abitualmente li impegni.

Per quanto riguarda invece la fascia d’età in cui si verifichino i primi episodi è possibile orientarsi verosimilmente tra i 6 mesi e il 1 anno, anche se una forma attenuata può proseguire fino ai 4-6 anni. Una piccolissima percentuale di bambini continuerà ad avere queste manifestazioni oltre gli 8 anni, ma i casi in cui questo si verifichi sono davvero pochi e spesso corrispondono ad altri disagi o patologie neurologiche o psichiatriche.
Esiste anche una certa correlazione familiare, pare infatti che una percentuale compresa tra il 25% e il 27% sia riservata ai genitori di bambini affetti da spasmi respiratori che a loro volta siano state vittime di questo fenomeno.

REAZIONI DEL BAMBINO O DEI GENITORI

Generalmente, quando compare uno spasmo respiratorio affettivo in un figlio in tenerà età, i genitori sentono minata la propria serenità relativa alla buona salute dei propri figli. In questo senso, la prima cosa da fare, è assicurarsi che lo spiacevole episodio sia davvero inquadrabile negli spasmi affettivi e non si tratti invece di crisi epilettiche o convulsioni , manifestazioni ben più gravi ma molto simili per il tipo di esperienza e manifestazione clinica. Per distinguerle, probabilmente, basterà descrivere attentamente l’episodio al pediatra, che se dovesse tuttavia ritenere opportuno eseguire degli approfondimenti diagnostici richiederà pochi semplici esami come l’ elettroencefalogramma in determinate condizioni.

Una volta appurata la reale innocuità di questi episodi, varrà la pena soffermarsi sul messaggio che i genitori dovranno trasferire al bambino: è essenziale che nessuno, né la madre né il padre, si mostri in preda al panico durante uno spasmo e soprattutto è importantissimo non far percepire al bambino che il suo pianto sia sufficiente ad ottenere quanto desiderato. Il rischio è che i bambini inizino ad utilizzare questa “tecnica” per tenere letteralmente in scacco i genitori ed ottenere praticamente ogni cosa.

Il miglior approccio possibile consiste infatti nel rassicurare il bambino, senza soddisfare alcun capriccio, e successivamente ritornare alle proprie faccende prestando poca attenzione all’accaduto e facendo come se nulla fosse realmente successo. Addirittura, un approccio suggerito da molti terapeuti, consiste proprio nel lasciare il bambino in disparte, privandolo dell’ attenzione necessaria affinché quest’ultimo si senta in diritto di “esplodere”, togliendo così quell’alone di commedia drammatica che spesso assumono queste situazioni.

[Articolo di Federica Ciardi – infermiera pediatrica]

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