Troppo amore fa male ai figli?

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Esiste un mito diffuso per cui dimostrare “troppo amore” per i figli rischia di farli crescere insicuri, deboli e troppo dipendenti da noi.

In realtà quello che succede è esattamente il contrario: un bambino che si sente amato, crescerà sicuro e tenderà ad essere un adulto indipendente.
Questo perché se un bambino non ha bisogno di mettere in dubbio l’amore dei suoi genitori, invece di impiegare le proprie energie alla ricerca di continue attenzioni e conferme da parte loro, potrà tranquillamente concentrarsi su se stesso e sulle proprie capacità.

Ma cosa significa davvero “amare un figlio”?

L’amore che fa male

L’amore non deve essere confuso con il bisogno e la dipendenza.
L’amore non è possessione, dovremmo cercare di donare amore mantenendo e rispettando la libertà e lo sviluppo individuale dell’altra persona, soprattutto nei confronti di un figlio il quale deve scoprire e costruire giorno dopo giorno la sua personalità.

A volte un genitore sente di amare talmente tanto il proprio figlio che vorrebbe evitargli ogni scontro, ogni caduta, ogni delusione, ogni sofferenza. Si sostituisce a lui nelle decisioni, nelle cose difficili, in ciò che può comportare fatica.
Lo fa “per amore” certo, in questo modo però non sta facendo il suo bene, tutt’altro!

In questo caso il “troppo amore” diventa “iper protezione”. Il bambino quindi cresce senza sapere come affrontare le difficoltà, insicuro (perché i genitori per primi non credono che lui abbia la capacità per farcela da solo) e inoltre non proverà la libertà di prendere decisioni, seppur sbagliando, secondo la propria indole e i propri desideri.
Si troverà a vivere la vita che gli altri hanno scelto per lui, provocando stati d’animo di infelicità, frustrazione e incapacità di essere autonomo.

L’amore che fa bene

Riempiamo i nostri di figli di baci e carezze. Passiamo tutto il tempo che desideriamo a giocare e parlare con loro. Non abbiamo paura ad abbracciarli, a correre da loro al primo pianto durante la notte e a tenerli in braccio. Ripetiamo anche 20 volte al giorno “ti voglio bene” e siamo sempre lì per loro ogni volta che ne avranno bisogno.

Ma lasciamoli anche liberi di esplorare, di cadere, di mettersi in gioco e provare sulla loro pelle l’emozione per un’impresa riuscita e la delusione per una sconfitta.
Incoraggiamoli a credere in ciò che sognano, facendo loro sentire che noi siamo i primi ad avere fiducia nelle loro capacità di realizzazione.

Diamo loro dei buoni esempi che potranno seguire, aiutiamoli a riconoscere e correggere i propri errori e riportiamoli sulla strada giusta quando capiamo che hanno perso la rotta.

Ma ricordiamoci che amare a volte significa anche fare un passo indietro e osservare da lontano ciò che succede lasciando il ruolo principale sul palcoscenico ai propri figli e non interpretando una propria seconda vita nella loro.

 

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