“Perché mio figlio non mi ascolta? Perché non obbedisce mai? Perchè devo ripetergli le cose 100 volte?”
A volte ci dimentichiamo di modificare la modalità di comunicazione in base al nostro interlocutore e così anche nei confronti dei nostri figli pretendiamo che ci capiscano e obbidiscano senza riflettere su come gli stiamo parlando.
Saltiamo immediatamente alla conclusione più semplice che è quella del “non vuole ascoltarmi!” quando in realtà ad appena 2 o 3 anni è probabile che semplicemente non abbia chiaro ciò che gli stiamo dicendo.
Nell’educazione montessoriana ci sono diversi consigli e riflessioni da fare su come l’ascolto e la comprensione tra genitori e figli.
Ecco qui i 5 consigli che più mi hanno colpita e che condivido appieno nel rapporto genitore-figlio:
1) MOSTRARE PIUTTOSTO CHE CHIEDERE
Aiutiamo i nostri figli a capire cosa gli stiamo chiedendo mostrando loro in modopratico cosa vorremmo che facessero.
Dare solo il comando verbale potrebbe metterli in condizione di non capire precisamente cosa intendiamo, mentre accompagnarli nell’esecuzione fin quando non diventano poi autonomi, li farà sentire compresi e rassicurati.
Se per esempio chiediamo a nostro figlio di buttare la carta nel cestino dopo che ha terminato la merenda, non ordiniamolo e basta, ma andiamo con lui accanto al cestino e attendiamo che la getti.
2) UNA RICHIESTA ALLA VOLTA:
Non confondiamo le loro idee chiedendo di seguire troppi comandi consecutivi ma permettiamo loro di concentrarsi su uno alla volta e solo dopo averlo terminato indirizziamolo su qualcos’altro.
Inoltre è fondamentale a quest’età non utilizzare troppe parole per una richiesta specifica perchè li confonderemmo soltanto chiedendo al loro cervello di capire tra tutte quelle frasi la parola chiave che gli farebbe comprendere con un unico suono cosa ci aspettiamo da lui.
Le frasi devono essere semplici e prive di intercalari inutili.
Se per esempio è ora di uscire e di indossare il cappello diciamogli “prendi il cappello che usciamo” non continuiamo il discorso con …”fuori c’è il sole e fa caldo perciò è necessario indossarlo altrimenti ti scotti la fronte e…” ecc, ecc, ecc.
3) ACCERTIAMOCI CHE CI STIA REALMENTE ASCOLTANDO:
I bambini si concentrano con molta attenzione su un’azione e spesso si “disconnettono” da tutto ciò che li circonda.
Non facciamo delle richieste rivolgendoci a lui se è impegnato in qualcos’altro pretendendo sposti automaticamente la sua attenzione sulle nostre parole.
Avviciniamoci, creiamo un contatto visivo, se necessario prendiamo le sue mani nelle nostre e una volta percepita la sua attenzione esponiamo la richiesta.
Pretendere che ci ascolti gridando magari dall’altra stanza o mentre sta facendo un disegno o giocando, è eccessivamente pretenzioso nei confronti di un bambino piccolo.
4) RISPETTIAMO I SUOI TEMPI:
Non pretendiamo che scattino come soldatini ai nostri comandi: a nessuno piace ricevere ordini, tanto meno ai bambini che vorrebbero sempre imporsi e far di testa propria.
Quando parliamo con loro e chiediamo di fare qualcosa, aspettiamo il giusto tempo che a loro serve per elaborare la richiesta ed attivarsi nel realizzarla.
Non hanno ancora una elaborazione del pensiero rapida come un adulto e mostrarci pazienti e non con l’ansia di sbrigarsi li farà sentire rispettati nell’interrompere l’azione che stavano compiendo prima della nostra richiesta. Magari stanno giocando o finendo un disegno e per loro quello è un momento importante, non entriamo a gamba tesa con la nostra richiesta pretendendo che lascino all’istante tutto ciò che stavano facendo.
Sarebbe bello anche stare qualche minuto vicino a loro ad apprezzare, condividere, o aiutare ciò che erano impegnati a fare per poi chiedergli con calma di eseguire la nostra richiesta.
5) PROVARE A CHIEDERE… IN MODO DIVERTENTE!
Ai bambini piace immensamente ridere, dire sciocchezze e divertirsi!
Spesso gli sdulti dimenticano quanto sia semplice farlo anche per le cose serie.
Richiedere in modo divertente di fare qualcosa renderà la pillola “meno amara” e sposterà la loro attenzione su un’azione che comunque li può far sorridere.
Per esempio chiedere loro di andare via dal parco lo si può fare in modo asettico e con un tono di voce lagnante da chi si aspetta già un no ed è pronto ad arrabbiarsi, oppure con il sorriso di chi informa loro che è ora di andare via, rassicurandoli che nei prossimi giorni ci ritorneranno e magari invitandoli a rincorrerci verso l’uscita!
Tutto si trasforma con un pò di fantasia e divertimento.