Una sculacciata non ha mai fatto male a nessuno? Ecco cosa succede al cervello dei bambini che le ricevono.

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“Una sculacciata non ha mai fatto male a nessuno…”

Quante volte abbiamo sentito questa frase!
Ma sarà vero?

Andiamo a vedere cosa succede a livello cerebrale.

Teniamo presente che i bambini imparano per imitazione, apprendono non da COSA diciamo ma da COME ci comportiamo, dall’esempio.

Quando gli adulti urlano, rimproverano, si arrabbiano, picchiano, il bambino tenderà ad assumere le stesse modalità relazionali con gli altri, perché quella è la modalità che vede, che conosce e che infine attua.

A livello cerebrale la neocorteccia è la parte del cervello maggiormente coinvolta nelle situazioni relazionali infatti si occupa di linguaggio, riflessione, analisi, memoria, ragionamento, apprendimento.

Questa zona del cervello nei bambini non è ancora pienamente sviluppata e pertanto essi utilizzano maggiormente la parte del cervello legata all’istintività.

Ció significa che se gli adulti possono essere consapevoli delle loro emozioni e delle loro reazioni (e non sempre sono in grado!), i bambini non riescono a controllare le loro pulsioni e i loro comportamenti istintivi (iniziano lentamente verso i 5/6 anni), perché la struttura del loro cervello non lo prevede ancora.

I bambini che assistono a modalità aggressive e umilianti non riescono a regolare le loro emozioni, faticheranno a provare empatia verso gli altri e avranno difficoltà nei processi decisionali.

La violenza, i ricatti, le umiliazioni, le urla impediscono alla neocorteccia di strutturarsi efficacemente.

Al contrario, tutte le volte che un bambino osserva un adulto che affronta e supera un corto circuito emotivo in maniera consapevole ed efficace, le sue sinapsi memorizzano quella dinamica e i circuiti incaricati di regolare gli impulsi emotivi si rafforzano positivamente, grazie al buon esempio.

Occorre che gli adulti per essere “sufficientemente buoni”, come direbbe Winnicott, prendano consapevolezza dei loro luoghi comuni: “una sberla non ha mai fatto male a nessuno”, “quando ci vuole ci vuole”, “la pianta va raddrizzata quando è piccola”, perché queste frasi sono relative a una visione di bambino che corrisponde ad un essere capriccioso e faticoso da gestire e che non tiene presente la complessità del processo evolutivo di una persona.

Sentirsi stanchi, frustrati, spazientiti, capita a tutti, è legittimo, è umano…forse qualcuno è stato cresciuto così, forse ci sono adulti che non hanno esperienza di altre modalità e attuano a livello relazionale quello che hanno vissuto.

Di certo è più efficace imparare a dire a un bambino: “ho bisogno di calmarmi un attimo” piuttosto che tirargli una sberla.

Per la sua evoluzione e anche per la nostra.

Fonte: Laura Mazzarelli

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1 commento

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