Spesso si sentono definire i bambini con qualche tipo di disabilità “bambini speciali”.
La cosa viene fatta con intenzioni positive, ma personalmente mi ha sempre lasciato la sensazione che ci fosse qualcosa di sbagliato e involontariamente discriminatorio.
Ho provato a mettere a fuoco questi pensieri ed ecco le conclusioni a cui sono giunta:
Perché è sbagliato chiamare i bambini disabili “bambini speciali”
In primo luogo, il termine “speciale” suggerisce che i bambini con disabilità siano diversi e separati dal resto dei bambini, quando in realtà tutti i bambini sono speciali e unici a modo loro.
Usare un termine come “bambini speciali” può creare un senso di separazione e di “diversità” che non esiste veramente.
In realtà, i bambini con disabilità sono persone come tutti gli altri, con bisogni, desideri e capacità uniche, ma non sono “speciali” solo perché hanno una disabilità.
Inoltre, il termine “bambini speciali” può essere percepito come paternalistico e condescendente, come se i bambini con disabilità avessero bisogno di un trattamento speciale e diverso dagli altri bambini. Questo tipo di atteggiamento può portare a discriminazione e ad una mancanza di uguaglianza.
Ma la verità è che i bambini con disabilità hanno gli stessi diritti e le stesse opportunità dei bambini senza disabilità, e spesso sono in grado di raggiungere grandi traguardi se vengono dati loro il giusto supporto e le giuste opportunità.
Inoltre, il termine “bambini speciali” può anche suggerire che la disabilità sia la loro caratteristica principale e definitoria, ma i bambini con disabilità sono persone complesse e complete, con molte altre caratteristiche che li rendono unici.
In generale, è importante evitare di etichettare le persone in base alle loro disabilità o a qualsiasi altra caratteristica, ma piuttosto di rispettarle come individui unici e completi.
Cosa può fare un bambino su una sedia a rotelle?
Tempo fa feci questa vignetta per evidenziare le differenze tra un bambino senza sedia a rotelle e uno sulla sedia a rotelle.
Quello che si evince è che un bambino sulla sedia a rotelle può fare le stesse cose di un bambino normodotato perché entrambi i bambini hanno le stesse capacità e desideri di esplorare il mondo che li circonda, di interagire con gli altri e di imparare cose nuove. Non è la capacità fisica che determina ciò che una persona può o non può fare, ma piuttosto la disponibilità di risorse e di supporto che gli permettono di partecipare attivamente alla vita quotidiana.
Ci sono molti modi per adattare l’ambiente in modo che sia accessibile per i bambini con disabilità fisiche, come l’installazione di rampe, ascensori e bagni accessibili. Inoltre, ci sono molte attività che possono essere adattate in modo che i bambini con disabilità fisiche possano partecipare, come il gioco, lo sport e l’arte.
Inoltre, i bambini con disabilità fisiche spesso sviluppano abilità e competenze uniche e creative per affrontare le sfide quotidiane. Possono anche avere una maggiore consapevolezza dell’importanza dell’inclusione e della diversità.
In pratica i bambini sulla sedia a rotelle possono fare le stesse cose dei bambini normodotati perché hanno le stesse capacità e desideri, siamo noi a doverci impegnare per rendere adeguato l’ambiente circostante in modo che possa consentire loro di partecipare appieno alla vita quotidiana.
Un libro consigliato
Io, qui seduto – di Alice Vignoli
Vi racconto della meravigliosa storia per bambini intitolata “Io qui seduto” ideata da Alice Vignoli e illustrata da Antonella Loschi, edita dall’Associazione Amarganta.
Il protagonista, Filippo, ha otto anni e vive nel suo mondo su una speciale sedia chiamata “Corrisedia”. Questa sedia è davvero fantastica perché Filippo può scegliere di andare veloce o piano, a differenza delle sedie a rotelle che si trovano negli uffici e che lui trova noiose.
La storia ti cattura dall’inizio alla fine e racconta la vita quotidiana di un bambino disabile che, con la semplicità e la spontaneità dell’infanzia, supera le difficoltà di tutti i giorni. Le illustrazioni sono davvero splendide e accompagnano perfettamente la prosa semplice e adatta anche alla lettura autonoma del bambino.
Sono rimasta davvero colpita da questo racconto e lo consiglio a tutti i genitori che vogliono spiegare la diversità ai loro figli in modo semplice. È adatto anche ai bambini della scuola primaria. Gli splendidi disegni la rendono ancora più bella e piacevole da seguire.
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