Al lupo al lupo! C’è la teoria del gender a scuola!

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Sono mesi ormai che vedo girare online messaggi, post e articoli che mettono in guardia e terrorizzano i genitori a proposito di questa cosa chiamata ideologia del gender.
Io, che ho un certo sesto senso per le bufale, e che quando vedo titoli e fenomeni troppo allarmisti ho come prima reazione quella di dubitare… già leggendo i primi articoli a riguardo ho avuto la sensazione di trovarmi davanti ad una delle classiche storie volontariamente travisate e strumentalizzate.
In ogni caso ammetto di non essermi mai informata più di tanto…proprio perché non mi sono mai sentita minacciata da questa cosa, ma in seguito ad un recente scambio di opinioni avuto con delle amiche, ho deciso di approfondire di più questa faccenda, scoprendo ad esempio che per quanto riguarda il tanto temuto gioco del rispetto, non consiste minimamente in ciò che è stato poi diffuso in rete e che i genitori sono stati debitamente informati tanto che è prevista la loro autorizzazione scritta. All’interno del post trovate anche un link da cui poter leggere e scaricare i file originali del progetto e farvi da soli un’idea.

La teoria del gender in realtà non esiste, men che meno sono in corso progetti scolastici per deviare le menti dei bambini e privarli della loro innocenza.
Quello che sta succedendo, tutte le notizie “choc” che vedete in giro, sono un’invenzione polemica, usata per creare consenso intorno a posizioni sessiste e omofobe.

gender giochi maschio femmina

Mi sono inoltre imbattuta in un post su Facebook scritto da Alberto Pellai e che vi invito a leggere. Lo so che è lungo, ma se non volete accontentarvi di qualche frase buttata qua e là più per colpire che per informare…vi consiglio di prendervi qualche minuto. Ne uscirete più tranquillizzati e anche più consapevoli di come la realtà possa essere facilmente distorta riportando informazioni parziali e alterate, capaci però di fare molta presa…arrivando a infamare una buona idea e anche le persone che ci stanno dietro :)

A proposito di gender

<<Questo è un lungo messaggio. Ci vogliono circa venti minuti per leggerlo per intero, quindi se non li avete lasciate perdere. 
Parto dal dato di fatto: lavoro da più di 20 anni nel settore dell’educazione emotiva, affettiva e sessuale rivolta all’età evolutiva. Ho sempre promosso un pensiero critico nel mondo degli adulti perché i bambini e gli adolescenti non siano lasciati soli e ricevano l’educazione di cui hanno bisogno, anche in questo campo. Soprattutto in questo campo.

Da alcuni mesi mi succede una cosa strana: al termine delle mie numerose conferenze su questo tema, il dibattito è quasi sempre monopolizzato da persone che appartengono ai movimenti che si oppongono alla diffusione dell’ideologia “gender” nelle scuole e che lanciano forti allarmi chiedendo ai genitori presenti di fare molta attenzione perché nelle scuole italiane i nostri figli vengono avvicinati da programmi fortemente diseducativi che diffondono l’ideologia gender e che inducono l’omosessualità.
Parlo di “induzione dell’omosessualità” perché di questo sono stato accusato io, in occasione di una conferenza per genitori tenuto presso il centro studi erickson il giorno 13 febbraio. Al termine del mio incontro, dove avevo parlato di tutto tranne che di ideologia gender (presentavo il mio nuovo libro “Tutto troppo presto” che non ha nulla a che fare con questo tema), il primo intervento è di un signore in prima fila che più o meno dice così: “Non ho molto da dire su quello che lei ci ha fatto sapere stasera, però ho qualcosa da dire su un libro che lei ha scritto e che in alcuni passaggi giustifica e può indurre nei bambini l’omosessualità”.
Il libro in questione è “Così sei fatto tu”che ho pubblicato per Erickson e che è finalizzato ad aiutare i bambini a superare gli stereotipi di genere che in questo momento affliggono in modo significativo entrambi i sessi. Intendo, quei condizionamenti educativi per cui alle nostre figlie viene insegnato che per avere successo come femmine conviene mostrarsi “ammiccanti, disponibili, magari anche molto sexy” e ai nostri figli maschi viene invece insegnato che mostrarsi machi, insensibili e potenti è il miglior modo per appropriarsi della loro identità di genere.
Di fronte all’obiezione rivoltami dal signore io ho deciso di leggere a voce alta il libro ai più di 100 adulti presenti chiedendo di essere fermato in ogni passaggio in cui le parole della storia avrebbero giustificato e/o indotto nei bambini l’omosessualità.
Ci tengo anche a precisare che personalmente non ritengo l’omosessualità qualcosa che va giustificata e non penso nemmeno che sia possibile indurla. Credo che chi ce l’ha la vive e la integra nella propria identità. Sono anche convinto che – di questi tempi – gli adulti siano molto confusi e non ne sappiano parlare con chi sta crescendo, situazione che a sua volta genera molta confusione nei minori.
Così può succedere che un adolescente con orientamento omosessuale si senta impossibilitato a parlare di ciò perché il mondo intorno a lui non ha parole “sane” da dirgli. Così come può succedere che adolescenti con orientamento eterosessuale sentano in alcune zone del loro percorso di crescita una spinta ad esplorare (anche solo a livello di fantasie e in una dimensione totalmente intrapsichica) l’omosessualità e che non potendone parlare con nessuno e percepire che questo fa parte di un passaggio di crescita naturale e fisiologico (che per alcune persone si risolve poi nella definitiva appartenenza all’eterosessualità) le cose si complichino perché i pensieri cominciano a caricarsi di ansia e di paura, semplicemente perché non c’è nessun adulto vicino che sappia rimanere tranquillo e affrontare il tema con quella giusta dose di pacatezza e serenità che poi aiuta il ragazzo stesso a ridiventare tranquillo e sereno.

Torniamo a quello che mi è successo a trento: terminata la lettura del libro ho chiesto al signore in questione di indicarmi con precisione quali fossero stati i passaggi a giustificazione e induzione dell’omosessualità. Risposta: In realtà io non l’avevo letto bene e del tutto. Sì forse questo libro non è pericoloso, ma l’ideologia del gender lo è”.
Bene ripartiamo da qui: io non conosco l’ideologia del gender e personalmente come padre di quattro figli io non l’ho mai incontrata sulla mia strada. Sulla mia strada ho incontrato progetti di educazione affettiva e sessuale, progetti di prevenzione dell’omofobia, progetti di informazione sessuale.
Soprattutto come padre, ho avuto modo di parlare con i miei figli di omosessualità dopo stimoli (a volte positivi perché ben condotti dagli adulti, a volte negativi perché condivisi tra bambini e ragazzi in modo molto maldestro) che gli stessi figli avevano ricevuto in situazioni formali ed informali della loro vita extrascolastica. E ho sempre pensato che queste conversazioni fossero un mio dovere di genitore e un loro diritto di figli.
Non mi ha mai spaventato nulla di ciò che il mondo esterno ha raccontato loro del sesso, perché in molti casi i miei figli (e spesso lo fanno anche i miei giovani pazienti) poi tornano da me per confrontarsi, dialogarne e condividere visioni, valori e informazioni. Credo che come adulti responsabili noi dovremmo agire in questo modo: offrire ai nostri figli la nostra competenza e disponibilità al dialogo su tutto. Se così impostiamo la nostra relazione educativa, nulla del mondo fuori potrà davvero far male ai nostri figli.

Procediamo però con il racconto di Trento: se il signore in questione non aveva letto il mio libro, secondo me non avrebbe dovuto sentire l’urgenza di intervenire per primo al termine della mia conferenza per denunciarne la pericolosità. Muoversi in questo modo è solo dimostrare di avere pregiudizi ideologici.
E questa stessa situazione io l’ho riscontrata anche a Trieste, in occasione di una conferenza tenuta a dicembre, dedicata alla presentazione dei materiali e dei metodi descritti nel mio manuale “Le parole non dette” (Erickson ed.) un manuale che presenta un laboratorio educativo in cinque lezioni finalizzate alla prevenzione degli abusi sessuali.
Va detto che “Le parole non dette” è un progetto che esiste da più di 15 anni.
Il manuale che lo descrive ha venduto decine di migliaia di copie. I bambini coinvolti in questo progetto di prevenzione da anni sono centinaia di migliaia. Mai una volta il progetto è stato attaccato da chicchessia in quanto pericoloso.

E’ stato così ben valutato da essere scelto in Canton Ticino come progetto ufficiale di prevenzione primaria nelle scuole elementari della Svizzera Italiana (anche lì decine di migliaia di alunni da più di dieci anni lo stanno ricevendo grazie al lavoro della Fondazione Svizzera per la Protezione dell’Infanzia). E’ stato anche prescelto dalla comunità europea per un progetto di replicazione in altre quattro nazioni, all’interno del progetto Daphne.
Ora, per la prima volta, mi sono trovato a presentare questo progetto e a dover gestire un dibattito di oltre un’ora a suon di citazioni tratte dalla Costituzione e dalla Sacra Bibbia con accuse di: “Sporcare la mente dei bambini”, “traumatizzare i bambini coinvolti che erano rimasti gravemente danneggiati dalla partecipazione al progetto”, “sessualizzare e adultizzare i minori” attraverso questo progetto di prevenzione.
E’chiaro che queste parole a me, medico, che quando mi sono laureato ho fatto un giuramento di Ippocrate e ho promesso che avrei usato la mia professione per fare del bene non per fare del male, mi hanno causato un certo disagio.
Ho chiesto allora ufficialmente alle persone che mi stavano muovendo queste accuse di raccontarmi bene le storie di traumatizzazione dei loro bambini perché questo era un fatto davvero grave e in tutti i modi avrei dovuto cercare di porvi rimedio.
Risultato: le persone che mi accusavano non erano genitori, ma riferivano commenti di genitori che si erano rivolti a loro. Che però quella sera, in cui io ero lì a diposizione di tutti, avevano deciso di non presentarsi alla conferenza. Al tempo stesso, alla medesima conferenza erano presenti tantissimi genitori di bambini che stavano facendo il progetto di prevenzione e che si dichiaravano davvero entusiasti di ciò che stava avvenendo nelle scuole frequentate dai loro figli.

Il dibattito quella sera è durato più di un’ora e mezza. È stato tutto monopolizzato dagli adulti che si oppongono all’ideologia gender e credo di aver dato risposte pacate, informate e competenti.
Grande è stata la mia sorpresa di vedermi raccontato due giorni dopo in un’intera pagina di un giornale locale come il promotore di un programma che “vuole insegnare il sesso ai bambini che credono ancora a babbo Natale” (cito testualmente il titolo a lettere cubitali messo in cima alla pagina).
Io sarei quella persona lì: ovvero il professionista che vuole insegnare il sesso ai bambini che credono ancora a babbo natale. Nessun contradditorio, risposta del direttore del giornale che conferma come questi siano tempi pericolosi e i professionisti che fanno il mio mestiere attentatori alla crescita dei minori e distruttori della morale pubblica.

Posso dire di sentirmi offeso da questo modo di essere raccontato. In realtà, ho lasciato passare due mesi e poi con tranquillità ho mandato una mail personale all’autore dell’articolo. Non l’ho fatto sui giornali, l’ho fatto in privato, sulla sua mail privata. Io non ho ricevuto alcuna risposta.

Così come non ho ricevuto risposta dalle tante mamme che mi hanno inviato mail ultrapreoccupate dichiarandosi inorridite dal mio progetto di prevenzione, alle quali ho spiegato per filo e per segno perché potevano stare tranquille, alle quali ho detto che sarei stato a loro totale disposizione via skype per spiegare ogni cosa avessero voluto sapere da me. Ho perso ore per rispondere a queste mail così preoccupate. Nessuno più si è fatto sentire. Però tutte queste persone si sono sentire libere di parlare male pubblicamente del progetto “Le parole non dette”.

Vengo all’ultimo capitolo di questa saga. Chissa se mi state ancora leggendo.
In questi giorni il Friuli Venezia Giulia è tornato ancora su tutti i giornali, sempre ad opera di denuce provenienti da associazioni che si dichiarano contrari all’ideologia gender. I titoli dei giornali sono questi:
Gender all’asilo – A Trieste s’insegna ai bambini a toccarsi (Notizie Provita).
Esperimenti hot all’asilo: toccamenti e scambi d’abito per i bambini. (trieste prima)
Bimbi travestiti da bambine: leggete il documento choc che regola il gioco del gender – IlGiornale

Questo progetto è stato raccontato dalla stampa nazionale come un progetto che “dopo aver fatto fare un po’ di ginnastica ai bambini, dovrà far notare loro le sensazioni e le percezioni provate. Per rinforzare questa sensazione i bambini/e possono esplorare i corpi dei loro compagni, ascoltare il battito del cuore a vicenda o il respiro». «Ovviamente – si legge ancora – i bambini possono riconoscere che ci sono differenze fisiche che li caratterizzano, in particolare nell’area genitale».
Io ho letto con attenzione il progetto.
L’attività in questione prevede che i bambini facciano attività fisiche e motorie, seguite da attività di rilassamento.
Durante l’attività di rilassamento devono imparare a sentire il proprio corpo, a rimanere in sintonia con se stessi, a rendersi conto in modo concreto che il cuore rallenterà la sua corsa, che il respiro decelererà, che tutto tornerà all’equilibrio originale, dopo aver sostenuto una fatica fisica.
Potranno anche con l’uso di stetoscopio ascoltare il battito del cuore degli altri bambini. Insieme scopriranno che tutti i corpi funzionano nello stesso modo, sia quello dei maschi che quello delle femmine. Poi potranno anche parlare invece di cosa differenzia i corpi dei maschi da quelli delle femmine. Allora si potrà anche parlare degli organi genitali, nominarli e scoprire che la differenza tra maschio e femmina sta proprio lì. Ora ditemi in quale passaggio si dice che i bambini sono inviatati a “toccarsi” affermazione che lascia sottintendere “toccarsi sui genitali”.
E’ davvero questo lo scopo del gioco.

Tra l’altro nel mio primo libro pubblicato in vita mia “Educare alla salute giocando” (F.Angeli ed.) che è del 1986, io ho proprio inserito la medesima attività, dopo averla sperimentata per anni in una scuola elementare della provincia di Varese, all’interno di un progetto di educazione alla salute. Trent’anni fa quell’attività non era parsa scandalosa a nessuno. I bambini con cui avevo lavorato l’avevano molto apprezzata. Il libro ha venduto qualche migliaia di copie e non è mai finito sui giornali.

Perché, adesso, invece tutto questo ci fa paura? Che cosa ci sta succedendo? Davvero la moralità e l’integrità dei nostri figli è messa in pericolo da progetti come “Il gioco del rispetto” di cui vi invito a leggere per intero tutte le attività e tutto il percorso(vi invito a cercare con Google il documento descrittivo)? [Nb Trovate le linee guida e tutte le schede qui. Silvia ]
Perché se uno racconta di questo progetto soltanto che i bambini imparano a toccarsi e i maschi a mettersi su gli abiti da donna, forse anch’io avrei qualcosa da ridire.
Ma leggendo l’intero curriculum, a me sembra che questo bellissimo progetto insegni ai nostri figli a contemplare similitudini e differenze del maschile e del femminile, a rispettare anche chi non è uguale a me, a condividere su un piano emotivo sensazioni, impressioni e a volte stereotipi associati all’identità di genere, stratificati nella nostra cultura da decenni di ideologia che fa male a tutti. Agli omosessuali, come agli eterosessuali. Agli uomini come alle donne. Ai cattolici, come agli atei.
Ecco, così come l’ideologia del gender potrebbe fare male quando usata male e a sproposito, io penso che così anche l’ideologia di chi è contro l’ideologia del gender possa essere ugualmente pericolosa e dannosa.
Credo che usarla come si sta facendo ora serva soltanto a impedire ai nostri figli di poter accedere a una buona educazione affettiva, emotiva e sessuale, di cui invece hanno tanto bisogno.
Lo dico a ragion veduta: perché io che da anni lavoro proprio in questo ambito per la prima volta mi sono trovato attaccato, denigrato, umiliato sul piano professionale da persone che in realtà del mio lavoro non conoscevano quasi nulla. E per semplice pregiudizio, mi hanno usato, come un oggetto, in uno scontro ideologico al quale io non sento di appartenere.

Dico queste parole con particolare sofferenza, perché io sono un cattolico, da sempre impegnato nella promozione sociale e civile. Non ho mai fatto politica, ma ho cercato di essere “politico” con il mio lavoro e con la mia vita. Sono padre, uomo, maschio, docente universitario , psicoterapeuta. Mi riconosco con orgoglio e dignità in tutte queste definizioni. Collaboro da anni con un settimanale cattolico, tengo molte conferenze presso parrocchie e oratori, da alcuni mesi sono anche editorialista di Avvenire. Insomma, penso di essere un uomo di “idee”. Ma non di ideologie. Questa è forse la differenza sulla quale invito tutti a riflettere.>>

Alberto Pellai

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3 commenti

  1. Gentile Alberto Pellai, penso che Lei non lo faccia con cattiveria, volontariamente, ma da come parla, nonostante tutta la sua esperienza di educatore ed editorialista, penso sia un pò “sempliciotto” ed è proprio l’ingenuità, il lassismo e la mancanza di discernimento ad aver creato mostri nella storia. Si ricordi che prevenire è meglio che curare. Si ripassi bene il documento stilato dall’OMS, lo legga bene il programma, che è ben descritto. Continui a documentarsi, legga quello che è successo e succede in altri paesi, come ad esempio in Germania, cosa fanno nelle scuole ed asili, e cosa succede ai genitori che si rifiutano di far partecipare i figli a quelle lezioni di “educazione sessuale”, che per quanto mi riguarda le scuola sull’educazione sessuale non hanno proprio nulla da insegnare, se permette l’educazione sessuale a mio figlio la insegno io. Cosa significa poi fare educazione sessuale, insegnare come si chiama l’apparato genitale? Che per fare un figlio bisogna infilare il pene nella vagina? Anche un cane lo sa fare senza che partecipi a nessuna lezione….Ma, a parte la battuta, sarebbe questa l’educazione sessuale? Bè io le dico che educazione sessuale significa insegnare ai propri figli il rispetto del proprio e dell’altrui corpo, insegnare cosa significa amare, distinguere agape da eros, che sono due cose esattamente diverse. Insegnare il rispetto dell’altro, non significa inculcare nel bambino teorie come quella che avere due mamme, o due papà sia una cosa normalissima, che avere tendenze per lo stesso sesso sia una cosa normale ecc.. mi dispiace, ma questo non è rispetto è ipocrisia. Insegnare questo ai bambini in tenera età è una cosa fuorviante. Il rispetto dell’altro è tutt’altra cosa. Legga, legga e non si stanchi. Non sono fantasie, allarmismi, quello di cui si parla, mi dispiace. Ascolti qualche conferenza del prof. Gandolfini, il cui curriculum è più lungo di una tesi di laurea. E le dico un’alta cosa: il prof. Gandolfini sta dando la vita, offrendo tempo, energie e soldi di tasca propria per fare informazione e, mi dispiace deludere i fanatici di complottismo, ma il dott. Massimo Gandolfini non fa parte e non appoggia nessun partito politico e nemmeno si sta arricchendo per quello che sta facendo, anzi… è un servizio che sta facendo gratuitamente ed un uomo così è solo da ammirare. Io l’ho conosciuto, sono stato anche operato da lui, visto che tra gli altri titoli che ha è anche primario di neurochirurgia a Brescia….. un consiglio, riveda quello che ha scritto e continui ad approfondire l’argomento scevro da pregiudizi. Qui si tratta del bene dei nostri figli, di difendere un diritto che è sancito dalla Costituzione, ovvero, il diritto di educare i propri figli. CHIARIMENTO: Ovvio che non viene chiamata teoria gender nei programmi e proposte di legge. Il nome fa riferimento però a quelle teorie di cui si parla, alla mentalità che si vorrebbe imporre ai cittadini, alle nuove generazioni. La storia insegna. Anche il programma di eutanasia nazista che prevedeva la soppressione dei disabili fisici e mentali per la conservazione della razza (che causò uno sterminio di circa 200.000 disabili) veniva chiamato AKTION T4, poi cambiato poi in aktion14f13, che fu una sorta di prova generale per lo sterminio degli ebrei….(http://www.zenit.org/it/articles/aktiont4-lo-sterminio-dei-disabili-e-il-programma-di-eutanasia-nazista).

  2. Aggiungo ancora due cose, per gli scettici: la lettura della della proposta di legge a prima firma Scalfarotto contro l’omofobia (testo poi modificato poi in commissione), dove all’art. 1 recita:
    “Ai fini della legge penale, si intende per:
    a) «identità sessuale»: l’insieme, l’interazione o ciascuna delle seguenti componenti: sesso biologico, identità di genere, ruolo di genere e orientamento sessuale
    b) «identità di genere»: la percezione che una persona ha di sé come uomo o donna, anche se non corrispondente al proprio sesso biologico;
    c) «ruolo di genere»: qualunque manifestazione esteriore di una persona che sia conforme o contrastante con le aspettative sociali connesse all’essere uomo o donna;””

    e il disegno di Legge n. 1680, appena depositato in Senato…

  3. Il lupo non c’e’ …

    Salvatore Pitruzzello Pauroso – certamente sarebbe un disastro seguire un corso universitario sul gender … peggio sarebbe perseguire una laurea in gender studies … questi del Massachusetts Institute of Technology (MIT) — universita’ scadente — devono essere proprio scemi a dare lauree in gender studies.

    MIT Program in Women’s and Gender Studies…See More

    Women’s and Gender Studies | MIT OpenCourseWare | Free Online Course…
    OCW.MIT.EDU
    Like · Reply · Remove Preview · 2 · June 21 at 11:17am

    Salvatore Pitruzzello QUesti della Columbia University — pure universita’ scadente — hanno un intero programma … proprio scemi:

    http://irwgs.columbia.edu/

    Institute for Research on Women, Gender and Sexuality
    IRWGS.COLUMBIA.EDU
    Like · Reply · Remove Preview · 3 · June 21 at 11:19am

    Salvatore Pitruzzello E poi a NYU (New York University) toccano il fondo con i loro programmi di lauree in fender studies ….

    http://genderandsexuality.as.nyu.edu/page/home

    Gender and Sexuality Studies | New York University
    The undergraduate Program in Gender and Sexuality…
    GENDERANDSEXUALITY.AS.NYU.EDU
    Like · Reply · Remove Preview · 3 · June 21 at 11:21am

    Salvatore Pitruzzello Non si poteva ignorare una universita’ cosi’ scadente come Stanford in California:

    http://feminist.stanford.edu/

    Home
    Keep up to date with FGSS’s latest news events like lectures, program receptions, and other items of…
    FEMINIST.STANFORD.EDU
    Like · Reply · Remove Preview · 3 · June 21 at 11:22am

    Salvatore Pitruzzello O quel covo di radicali che e’ (stata?) Berkeley

    http://womensstudies.berkeley.edu/

    Department of Gender & Women’s Studies
    The Department of Gender & Women’s Studies offers interdisciplinary perspectives on the formation of…
    WOMENSSTUDIES.BERKELEY.EDU
    Like · Reply · Remove Preview · 2 · June 21 at 11:23am

    Salvatore Pitruzzello E quei conservatori dell’universita’ di Chicago:

    http://gendersexuality.uchicago.edu/

    The Center for the Study of Gender and Sexuality
    The Center for the Study of Gender and Sexuality at…
    GENDERSEXUALITY.UCHICAGO.EDU
    Like · Reply · Remove Preview · 3 · June 21 at 11:25am

    Salvatore Pitruzzello Oooops – quasi dimenticavo quegli idioti di una universita’ idiotica come Harvard University, che addirittura offre un Ph.D. (Dottorato) in gender studies. Proprio scemi.

    http://gendersexuality.uchicago.edu/

    The Center for the Study of Gender and Sexuality
    The Center for the Study of Gender and Sexuality at…
    GENDERSEXUALITY.UCHICAGO.EDU
    Like · Reply · Remove Preview · 3 · June 21 at 11:26am

    Salvatore Pitruzzello … ancora?
    Like · Reply · June 21 at 11:27am

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